Infera Tragedia

I VIAGGIATORI CHE AL CONTROLLO VENGONO TROVATI SPROVVISTI DI VALIDO
TITOLO DI VIAGGIO DOVRANNO PAGARE UNA AMMENDA PARI A TRENTA VOLTE IL
PREZZO DEL BIGLIETTO DI CORSA SEMPLICE


Sedicitrentacinque. Il mezzo arriva,
empìti di bragia gli pneumi
sull'asfalto nero. Qui la donna schiva

sale, scorge vede ignora gli zeugmi
sui volti, dietro le mani, dentro la testa,
dietro i pastrani, qui lì gli enigmi,

scuri letami. Qui v'è l'autista, e par che dica:
chi è con noi vedere deve babilonia mesta.
Lei cade a lato d'uno dalla chioma bica,

s'accompagna sola, non fiata.
In fondo, alcuni fan festa.
Ogni tanto, dal nero, una risata agiata,

un sollievo strano, poi che, subìto,
s'acquieta. Lei sembra un po' malata,
il viso fisso, il riso scolpito,

il capello mosso ma senza ordito.
Un africano e la sua lingua sconclusionata,
il vecchio che ignora e segna a dito

quella ragazza un po' ribelle,
poi le guarda ciò che finge di non vedere,
donne passeggiano, inutili ma belle.

Dice qualcuno: - "...qual è la tua taglia?".
Vecchie sonnacchiose, burbere, megere.
Un bambino sfodera la mitraglia,

la punta contro tutti, è un gioco da battaglia.
Il controllore essamina questo quel passeggere,
un dubbio l'attanaglia. Ognuno fa dell'altro paglia,

da bruciare da gettare nell'inferno
nella faglia, ché non serve, più non caglia.
L'avrebbe distrutto questo mondo senza perno

scuro muro, muto tomo, bussola senza verso
infero prima del vero inferno
se fosse amico, il re dell'universo.